sabato 27 aprile 2013

Avvocatessa ha un rapporto orale in carcere con detenuto. "E' caduta la penna"

In certi casi ci vuole un avvocato con le palle, ma un detenuto nel carcere milanese di Opera probabilmente ha scelto il suo legale in base a virtù che non si dimostrano in pubblica arringa.

Ha avuto modo di prenderne atto una guardia carceraria che affacciandosi per controllare che il colloquio tra un detenuto e la sua legale si stesse svolgendo regolarmente e ha trovato alquanto strano che l'avvocato parlasse al detenuto stando sotto al tavolo. "Non è come pensa", si è affrettata a dire la donna, ma la pallida difesa "Mi era caduta la penna sotto al tavolo" conferma la nostra ipotesi sulle sue doti forensi.

La guardia, il direttore del carcere e l'Ordine degli Avvocati hanno ritenuto infatti inquivocabile la scena e anche se il colloquio a luci rosse non è reato, di sicuro è valso alla donna la sospensione per sei mesi dall'Ordine, secondo il quale "ha disonorato la professione". Ma come farà ora il nostro galeotto senza il suo legale di fiducia?

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